Zucchero conquista Torino nella seconda tappa del Wanted Italian Tour


Partito da Padova qualche giorno fa il Wanted Italian Tour di Zucchero e anche nella seconda tappa del 28 febbraio a Torino ha collezionato un’altro sold out.

Il nuovo tour prende il nome dalla raccolta Wanted uscita nel novembre 2017 ed è il seguito del fortunatissimo tour mondiale Black Cat durato circa un anno e mezzo, ad esso infatti si ispira quasi totalmente per quanto riguarda il palco, e anche la band che lo accompagna è per la maggior parte è la stessa.
Quasi tre ore di concerto con una scaletta che ripercorre brani del passato e del presente, solo la prima parte ripropone quanto portato in scena nelle 22 tappe all’Arena di Verona tra il 2016 e il 2017, a questa poi seguono i momenti più intimi con il pubblico, dove Zucchero si posiziona al bordo estremo del palco con sedia e chitarra , e non manca poi il momento del tributo al Maestro Pavarotti e a Dolores O’Riondon scomparsa qualche settimana fa .
Per questa seconda tappa del Wanted Italian Tour per noi c’era Fiorella Pingitore che ci racconta ul concerto così:
Mercoledì 28 Febbraio 2018, seconda tappa del Wanted Italian Tour 2018 di Zucchero che si è svolta presso il PalaAlpitour di Torino.
Data sold out, palazzetto gremito in ogni angolo. Pubblico trasversale con tanti ragazzi fino ad un nutrito numero di persone non più giovanissime.
Inizia puntualmente alle 21.00 e per ben due ore e 50 minuti si respira la musica. Prima parte con le canzoni di Black Cat e poi via via tutti i successi.
Si parte con Partigiano Reggiano e si conclude con Diavolo in me. Seguono ben tre bis ed uno Zucchero ancora desideroso di regalare ulteriori emozioni al suo pubblico.
La data di Torino (così come quella di Milano) è stata impreziosita da un ospite d’onore, il leggendario chitarrista giapponese Tomayasu Hotei (confermo: davvero un grande artista) che ha arricchito alcuni brani unendosi alla già favolosa band.
Ecco, la band: un fiore all’occhiello di Zucchero, davvero dei grandissimi professionisti..
Le punte di eccellenza, secondo me ed il mio gusto sono state Miserere (versione con Luciano Pavarotti ) e Diamante…sono stati ricordati da Zucchero Big Luciano e la nonna…Ulteriore nota il ricordo di Dolores O’ Riordan, mancata da poco con la quale Zucchero aveva collaborato (sul maxischermo campeggiava il loro abbraccio).
Momento divertente il medley, quasi tutto in acustico, dove Zucchero seduto sul bordo del palco ha eseguiti frammenti di brani come Un Piccolo Aiuto, Hey man, Occhi, Blu (eh sì, come dice lui canzoni che scelgo io, fatte a modo mio e che canto fino a quando ho voglia) …
Davvero un bel concerto, intenso e sentito da tutto il pubblico presente. In alcuni momenti sebrava di essere seduti in un locale di New Orleans…e questa è, a parere mio, la vera dimensione di Adelmo Fornaciari: la musica blues.
Sono andata al concerto come semplice accompagnatrice e sono rimasta invece conquistata.
Ho scoperto Un Piccolo Aiuto, canzone storica di Zucchero che non conoscevo…davvero un bel brano!
Ascoltate più che potete la musica live, avrete sempre belle sorprese!
Buona musica a tutti!!!

Addio a Dolores O’ Riordan voce unica e inconfondibile del rock


Si è spenta improvvisamente all’età di 46 anni Dolores O’Riordan , la voce più bella e particolare del rock.
L’artista si trovava a Londra per una breve sessione di registrazione.
Dal 1990 era entrata a far parte dei Cranberries, poi aveva anche intrapreso la carriera da solista, per poi ritornare nel gruppo quando questo si era riunito.
A darne l’annuncio della sua morta è stato l’agente, ancora non si conoscono le cause della morte, anche se nell’ultimo anno proprio a causa dei suoi problemi di salute la band aveva annullato il tour europeo.
La sua prima uscita da solista risale al 2004 per la colonna sonora di “La Passione di Cristo” il film di Mel Gibson, il suo primo album da solista è del 2007 “Are you listening”.
Tante volte si era esibita qui in Italia nei concerti in Vaticano e tra gli artisti italiani con cui aveva collaborato Zucchero e I Negramaro e nel 1995 aveva duettato anche con Pavarotti.
Tanti gli artisti di tutto il mondo che la stanno ricordando con i loro messaggi in queste ore e molto toccante il post di Sangiorgi e dei Negramaro:
“Ti ho vissuta sempre come un sogno.
Lo sapevo che non avrei dovuto farlo.

Avrei dovuto viverti come un giorno qualunque.
Da sveglio, sveglissimo.

Come una persona qualsiasi, magari conosciuta in un viaggio insieme.

Avrei dovuto essere meno rispettoso delle distanze, come se non fossero mai esistite, invece ti ho trattato come una leggenda, perché questo sei per quelli come noi e per il mondo intero, per la generazione di “zombie” che hai lasciato orfana della voce più rivoluzionaria degli ultimi quarant’anni.

Avrei dovuto ridurle, quelle maledette distanze.

Allora avrei capito che quella nostra canzone insieme stava succedendo davvero.

E invece ho pensato: “non è possibile”, “non è reale”, “non sta succedendo a me, a noi”.
È un sogno.

Come un sogno ti ho sfiorato.
Come un sogno ti ho salvato nel fondo più profondo della memoria.
E come un sogno sei volata via.

Eppure solo oggi ho realizzato davvero che sei passata dalle nostre vite, che mi hai attraversato gli occhi e il cuore in un giorno qualunque, in uno studio di registrazione qualunque, cantandoci addosso tutto il fiato che ci restava.

E in quella canzone, in quel pomeriggio siamo davvero rimasti senza fiato.

Sono entrato in studio che già cantavi.

Non mi hai riconosciuto, e come avresti potuto?! Non mi hai dato retta neanche per un istante, intenta com’eri a cantare la nostra canzone.

Poi qualcuno ti ha detto che ero io il motivo per cui eri lì, piovuta dall’america nel mezzo del nulla.

Hai spalancato gli occhi e mi hai stretto forte a te.

Quella musica di Paolo Buonvino, galeotto fu quel Paolo che ci ha fatto incontrare grazie a super Caterina Caselli Sugar; le mie parole, la mia voce, i negramaro…ti avevano fatto dire di sì…me lo hai raccontato così, vomitando addosso a un povero piccolo nessuno come me quei motivi che ancora oggi stento a credere, tanto sei passata come un sogno.

E io, come ogni volta succede al risveglio, non riuscivo ad emettere un suono.
Mi sono lasciato abbracciare.

Ho trattenuto il respiro, ho pianto in un nanosecondo e sempre in un nanosecondo ho nascosto le mie lacrime ai tuoi occhi accesi e neri come bragia.

Sembravano quel fiume in piena che mi accingevo a cantare.

Non ho mai ripercorso volutamente quei momenti nella mia mente .
Li ho lasciati fluttuare liberi di farlo a loro piacimento.
I sogni non li decidiamo.
Decidono loro di raggiungerci.
Tu ci hai raggiunti.
E oggi, che non ci sei più, resto senza fiato ancora una volta.
Ma queste lacrime non sono più un sogno.
Ti ho intrappolata dentro.
Era tutto vero.
Sei passata nelle nostre vite e lì rimarrai per sempre.

“Non son riva senza te!”

Giuliano e i tuoi negramaro tutti.”

Chissà se insieme a Luciano Pavarotti ora insieme nell’altra dimensione staranno cantando insieme con le loro voci strepitose , noi siamo ancora una volta rimasti più poveri.

Sanremo 2017 l’onda anomala delle elimininazioni: fuori Ron, Al Bano, Ferreri, D’alessio


Eccoci qui giunti ormai stremati alla quarta serata della 67^ edizione del Festival di Sanremo, e dopo l’ulteriore ascolto dei brani la prima cosa da dire è che la monotonia in questo festival ha la meglio su tutto.
Nessuna canzone , fatta eccezione per quella di Gabbani si riesce a ricordare, più di qualcuno ha voluto puntare su testi impegnati, ma nel complesso poi tra musica e parole non c’è il giusto equilibrio che permetta a quei brani di essere ricordati.
Il Festival di Sanremo 2017 sembra aver perso quel brio che lo ha reso sempre affascinante e coinvolgente, e una buona dose di colpa si deve all’accoppiata dei presentatori e alle canzoni scelte in questa edizione con in alcuni casi cantanti improbabili.
Sforzo immane fatto in questa quarta puntata per restare svegli fino alla fine, si inizia con le nuove proposte, anche questa sera liquidate in solo 20 minuti e lasciando il verdetto in sospeso per metà serata anche se le votazioni si erano già concluse, vince per i giovani Lele con il brano Ora mai.
Quest’anno il festival ha una costante che si è ripetuta in tutte e due le categorie in gara, sia nei big che nei giovani, sono stati messi insieme cantanti che in alcuni casi risultano davvero fuori posto. Partiamo dai giovani e proprio dal vincitore Lele, possiamo dire che la sua vittoria era più che scontata perchè già conosciuto e quindi con un pubblico che lo segue, con due talent alle spalle The voice prima e Amici poi e cosa da non sottovalutare fidanzato con un altro cantante in gara nella categoria big , sicuramente su di lui saranno stati convogliati anche i voti del suo pubblico, questo sicuramente ha visto partire in svantaggio tutti gli altri giovani. Ma gli strani casi di questo 67° festival vogliono anche che tra i big siano stati inseriti cantanti i cui meriti per essere in quella categoria sono alquanto discutibili.
La gara si snoda tra i 20 che avevano passato il turno, questa volta a giudicare c’era la somma dei voti della demoscopica, il televoto e la giuria degli esperti, a fine serata non si sà chi abbia fatto più danni di queste tre categorie, fatto sta che si è avuta un’onda anomala e i 4 artisti eliminati definitivamente sono stati Giusy Ferreri, Al Bano, Ron e Gigi D’alessio. E’ davvero impressionante leggere questi nomi, soprattutto perchè le loro canzoni in special modo quella di Ron e di D’Alessio non erano di certo tra quelle che non meritavano di passare, discorso a parte per Al Bano che può piacere o meno ma a Sanremo negli ultimi anni ha sempre portato questo tipo di canzoni, e soprattutto non si può mettere a paragone la sua performance con quella di tanti altri che invece sono ancora in gara.
Qualcuno parla di un periodo di transizione o ancora meglio di rottamazione del vecchio con il nuovo, ma nella musica come in tutti gli altri ambiti professionali è giusto che ci sia un ricambio generazionale , ma perchè  il ricambio sia giusto chi li rimpiazza deve avere pari professionalità e sinceramente guardando ed ascoltando alcuni dei cantanti che questa sera si contenderanno la vittoria si rimane alquanto perplessi.
L’impressione generale avuta fino adesso analizzando queste quattro serate del festival è che la musica si trovi in un profondo stato comatoso e verta per tanto in prognosi riservata e che il più delle volte tutto quello che di buono ci offre venga surclassato da una montagna di pregiudizi che purtroppo negli ultimi anni sta avendo sempre la meglio su tutto il resto.                                                                                                                                Tirando le somme Sanremo viaggia ad anni alterni ma con una costante che è appunto il pregiudizio di cui sopra, quest’anno dall’andazzo che ha preso è pro talent, e penalizza la vecchia guardia, cosa non avvenuta lo scorso anno , insomma ultimamente si stanno facendo dei grossi scivoloni a cui si cerca di porre rimedio la volta successiva, se tutto si giudicasse senza alcune tare mentali il tutto sarebbe più corretto.
Passano quindi il turno 16 canzoni, e la nostra impressione è rimasta la stessa anche dopo questo ulteriore ascolto, le uniche degne di nota di questo festival sono i brani di Moro, Mannoia, Ermal Meta, Paola Turci, Zarrillo , Masini e per la sua ventata di allegria Gabbani, tutto il resto come direbbe Califano è noia, noia , noia.
La quinta e ultima serata si aprirà con Zucchero in un duetto virtuale con Pavarotti, questi gli altri ospiti Alvaro Soler
Ladri di Carrozzelle
Cast C’era una volta Studio Uno
Carlo Cracco
Maurizio Crozza (sempre intorno alle 22) e Rocco Tanica
Emanuele Fasano
Enrico Montesano
Geppi Cucciari
Rita Pavone
Paolo Vallesi e Amara
Tina Kunakey
Soldati italiani impegnati nelle missioni di pace

La musica italiana dai fasti del passato ai fenomeni da baraccone attuali

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C’era una volta la musica italiana quella bella a cui spetta un posto centrale nella storia della musica del mondo, tanto che il suo influsso e’ assai grande sullo sviluppo della vita musicale europea grazie alle peculiarità storiche, nonchè nella naturale propensione musicale del popolo italiano.
L’Italia , terra natale di compositori universalmente noti – come Paganini, Rossini, Verdi, Puccini e Vivaldi – ha ispirato anche moltissimi compositori stranieri ed è il paese della musica lirica che insieme alla musica napoletana è una delle musiche più ascoltate al mondo, anzi proprio quest’ultima con le sue canzoni ha contribuito a dare un simbolo all’Italia nel mondo. Alcuni di questi brani sono stati interpretati in modo originale da tantissimi cantanti di fama mondiale.
Una delle canzoni più famose in tutti il mondo e di tutti i tempi è senza ombra di dubbio “O’sole mio”, tradotta in tantissime lingue e resa celebre dalla versione in inglese interpretata da Elvis Presley, Frank Sinatra, Elton John e tanti altri.
Ma anche tantissimi cantanti italiani hanno contribuito alla diffusione del canto napoletano in tutto il mondo Enrico Caruso, Roberto Murolo, Renato Carosone, Mia Martini, Luciano Pavarotti
L’Italia è famosa per essere il paese del “Bel Canto”, e di questo andiamo orgogliosi, ai su citati artisti vanno aggiunti anche Domenico Modugno, e Andrea Bocelli, e ancora tra gli artisti italiani molto apprezzati all’estero Laura Pausini, Nek, Tiziano Ferro e ultimi in ordine di tempo e anche i più giovani ,il Trio de Il Volo, che ha conquistato prima l’estero e poi l’Italia.
Ecco fin qui possiamo riassumere, “quel c’era una volta la musica italiana quella bella”, ultimamente infatti si sta sempre più diffondendo qui in Italia il successo di cantanti mediocri venduti come fenomeni, ma alla cui base del successo ci sono soltanto ragioni di mercato o d’immagine e chi opera nel settore dovrebbe avere l’obbligo morale di giudicare in maniera obiettiva il panorama canoro che ci circonda e non pensare solo ai profitti, proprio in virtù del bagaglio storico musicale di cui siamo custodi.
Così la moda musicale qui in Italia da una parte vede all’apice del successo tanta gente che Urla e che non è in grado di controllare e modulare la voce ai diversi registri, riuscendo a trasmettere attraverso l’interpretazione l’essenza del brano , ed è proprio questo che si è ormai perso di vista ,insomma Chi urla di più NON è più bravo, dall’altra poi si sta sempre più diffondendo il successo di chi invece cantante non lo è proprio.
Strana davvero l’Italia, che è passata dal bel canto che tutto il mondo ci invidia a fenomeni da baraccone che stanno sempre più prendendo largo, ultimo in ordine di tempo risponde al nome di Fabio Rovazzi, un giovane youtuber, di appena 22 anni, che sta diventando sempre più influente.
Il fenomeno Rovazzi è scoppiato questa estate,quando dopo una serie di video pubblicati sul suo canale diventati virali con milioni di visualizzazioni e aiutato da amicizie eccellenti come quelle di Fedez e J-Ax , diversi altri youtuber, pubblica una canzone Andiamo A Comandare, prodotta da Universal, che conquista tre dischi di platino e passaggi radiofonici a gogò.
Rovazzi si è scusato più volte del suo successo, ma ciò nonostante ci ha preso gusto e se la prima volta il tutto era arrivato un po’ per caso, ora quella scia di successo  continua a cavalcarla alla grande, eppure in una recente intervista da Fabio Fazio alla domanda “Diventerai un cantante serio?” ha continuato a rispondere di “No” precisando “Il mio prodotto è comicità musicale” e alla domanda di un’eventuale partecipazione a Sanremo ha risposto “Sanremo? Dovrei saper cantare per partecipare”, eppure in perfetta controtendenza a quanto dichiarato continua a pubblicare canzoni, questa volta il brano si intitola “Tutto molto interessante” e batte ogni record raggiungendo la numero #1 nella classifica singoli più venduti su iTunes, Spotify e Apple Music e in pochi giorni milioni di visualizzazioni del video.
Il pubblico che lo segue è per la gran parte formato da ragazzini, ma questo sta ancora di più ad evidenziare di come le nuove generazioni siano del tutto ignoranti in fatto di cultura musicale e davvero l’Italia sta passando dalla musica delle stelle a quella delle stalle e con gli addetti ai lavori che preferiscono i guadagni facili alla qualità.