C’era una volta la musica italiana quella bella a cui spetta un posto centrale nella storia della musica del mondo, tanto che il suo influsso e’ assai grande sullo sviluppo della vita musicale europea grazie alle peculiarità storiche, nonchè nella naturale propensione musicale del popolo italiano.
L’Italia , terra natale di compositori universalmente noti – come Paganini, Rossini, Verdi, Puccini e Vivaldi – ha ispirato anche moltissimi compositori stranieri ed è il paese della musica lirica che insieme alla musica napoletana è una delle musiche più ascoltate al mondo, anzi proprio quest’ultima con le sue canzoni ha contribuito a dare un simbolo all’Italia nel mondo. Alcuni di questi brani sono stati interpretati in modo originale da tantissimi cantanti di fama mondiale.
Una delle canzoni più famose in tutti il mondo e di tutti i tempi è senza ombra di dubbio “O’sole mio”, tradotta in tantissime lingue e resa celebre dalla versione in inglese interpretata da Elvis Presley, Frank Sinatra, Elton John e tanti altri.
Ma anche tantissimi cantanti italiani hanno contribuito alla diffusione del canto napoletano in tutto il mondo Enrico Caruso, Roberto Murolo, Renato Carosone, Mia Martini, Luciano Pavarotti
L’Italia è famosa per essere il paese del “Bel Canto”, e di questo andiamo orgogliosi, ai su citati artisti vanno aggiunti anche Domenico Modugno, e Andrea Bocelli, e ancora tra gli artisti italiani molto apprezzati all’estero Laura Pausini, Nek, Tiziano Ferro e ultimi in ordine di tempo e anche i più giovani ,il Trio de Il Volo, che ha conquistato prima l’estero e poi l’Italia.
Ecco fin qui possiamo riassumere, “quel c’era una volta la musica italiana quella bella”, ultimamente infatti si sta sempre più diffondendo qui in Italia il successo di cantanti mediocri venduti come fenomeni, ma alla cui base del successo ci sono soltanto ragioni di mercato o d’immagine e chi opera nel settore dovrebbe avere l’obbligo morale di giudicare in maniera obiettiva il panorama canoro che ci circonda e non pensare solo ai profitti, proprio in virtù del bagaglio storico musicale di cui siamo custodi.
Così la moda musicale qui in Italia da una parte vede all’apice del successo tanta gente che Urla e che non è in grado di controllare e modulare la voce ai diversi registri, riuscendo a trasmettere attraverso l’interpretazione l’essenza del brano , ed è proprio questo che si è ormai perso di vista ,insomma Chi urla di più NON è più bravo, dall’altra poi si sta sempre più diffondendo il successo di chi invece cantante non lo è proprio.
Strana davvero l’Italia, che è passata dal bel canto che tutto il mondo ci invidia a fenomeni da baraccone che stanno sempre più prendendo largo, ultimo in ordine di tempo risponde al nome di Fabio Rovazzi, un giovane youtuber, di appena 22 anni, che sta diventando sempre più influente.
Il fenomeno Rovazzi è scoppiato questa estate,quando dopo una serie di video pubblicati sul suo canale diventati virali con milioni di visualizzazioni e aiutato da amicizie eccellenti come quelle di Fedez e J-Ax , diversi altri youtuber, pubblica una canzone Andiamo A Comandare, prodotta da Universal, che conquista tre dischi di platino e passaggi radiofonici a gogò.
Rovazzi si è scusato più volte del suo successo, ma ciò nonostante ci ha preso gusto e se la prima volta il tutto era arrivato un po’ per caso, ora quella scia di successo continua a cavalcarla alla grande, eppure in una recente intervista da Fabio Fazio alla domanda “Diventerai un cantante serio?” ha continuato a rispondere di “No” precisando “Il mio prodotto è comicità musicale” e alla domanda di un’eventuale partecipazione a Sanremo ha risposto “Sanremo? Dovrei saper cantare per partecipare”, eppure in perfetta controtendenza a quanto dichiarato continua a pubblicare canzoni, questa volta il brano si intitola “Tutto molto interessante” e batte ogni record raggiungendo la numero #1 nella classifica singoli più venduti su iTunes, Spotify e Apple Music e in pochi giorni milioni di visualizzazioni del video.
Il pubblico che lo segue è per la gran parte formato da ragazzini, ma questo sta ancora di più ad evidenziare di come le nuove generazioni siano del tutto ignoranti in fatto di cultura musicale e davvero l’Italia sta passando dalla musica delle stelle a quella delle stalle e con gli addetti ai lavori che preferiscono i guadagni facili alla qualità.